La cultura di pace globale del Tibet ospite dei monaci benedettini

//La cultura di pace globale del Tibet ospite dei monaci benedettini

Dall’invasione del Tibet alla fuga in India, fino al Nepal dove fonda il suo orfanotrofio abitando in Italia. La storia unica di Gyen Rinpoche Lama Tashi.

La Biblioteca Monumentale di S. Giovanni è stata lo scenario dell’incontro con Gyen Rinpoche Lama Tashi, un Lama, figura di alto rango nell’ordine del Buddismo Tibetano, che ha portato sabato 1 dicembre la sua storia al pubblico di Parma, grazie all’ospitalità dell’Ordine dei Monaci Benedettini.

LA FUGA DAL TIBET, DA NEONATO

La sua storia è intensa e significativa fin dal principio. Nasce infatti lo stesso giorno del marzo 1959 in cui le truppe cinesi invadono il Tibet, provocando 1.200.000 morti, distruggendo 7.000 monasteri, trucidando i più alti Maestri di Buddhismo Tibetano allora attivi.

Di nobile famiglia, a pochi giorni di vita, in braccio ai genitori, Lama Tashi diventa parte dei 100.000 tibetani che scappano dalla propria terra scegliendo l’esilio, come il Dalai Lama, verso la speranza di trovare un luogo in cui di nuovo poter essere tibetani con la dignità che era stata annientata dall’annessione forzata alla Cina.

ESPROPRIATI DI TUTTO, COME RICOMINCIARE?

Quale può essere la reazione di un popolo che si trova in esilio, reso vittima delle peggiori atrocità? Nel caso dei tibetani l’approccio adottato per superare desiderio di rivincita o altri sentimenti negativi è stato il fare di una situazione disperante l’occasione per migliorare sè stessi e gli altri.

Non è più possibile per noi tornare nella nostra terra e il Tibet resterà dominato dalla Cina forse per sempre? Dimentichiamoci del Tibet, portiamo la nostra cultura, la nostra tradizione di pace ovunque ci troviamo e diamo a tutti la possibilità di farne esperienza. Questo è un modo per portare il Tibet nel mondo.

Ed è proprio di conseguenza al dramma dell’invasione cinese che decine di migliaia di monaci si sono sparpagliati per il mondo portando gli insegnamenti della loro tradizione spirituale. Mai come oggi il Buddhismo Tibetano è stato diffuso nel mondo.

LA FORMAZIONE IN INDIA

“Arrivati in India eravamo poverissimi, nessun tibetano aveva nulla se non i vestiti indossati e le pochissime cose portate nella traversata dell’Himalaya, disperati in stato di abbandono.
In questo stato di difficoltà sono entrato in giovanissima età in monastero studiando senza sosta, fino a 28 anni, arrivando al conseguimento dei massimi voti sotto la guida dei più alti maestri di Dharma e Tantrismo.”

Dopo questo periodo si sposta in Nepal, dove inizia ad impartire insegnamenti di Buddhismo Tibetano, portando la sua attività di Maestro Spirituale anche in Giappone e negli Stati Uniti. Successivamente, nel 1994, arriva in Italia, ospite di alcuni promotori della cultura Buddhista. Nella penisola Lama Tashi gradualmente si stabilisce, pur continuando a mantenere un rapporto stretto e ricorrente con il Nepal.

L’ISPIRAZIONE AD OCCUPARSI DEI BAMBINI IN STATO DI ABBANDONO

“In quel momento in Nepal iniziarono importanti problemi sociali, disordini e violenze, mancanza di riferimenti che esponevano le fasce sociali più deboli a grosso rischio. Cominciai a pensare a cosa potevo fare in particolare per i tanti bambini tibetani in stato di abbandono che continuamente arrivavano a Kathmandu attraversando le montagne in fuga da Tibet.”

E così arriva l’ispirazione di aprire la Tashi Orphan School, un’opera che, iniziando dai primi 29 bambini, dal 2003 ad oggi continua nella capitale nepalese a dare cibo, istruzione assistenza ad un numero sempre crescente di bambini. Oggi siamo a circa 150!

COME THINLEY NORBU

Uno dei primi bambini ospitati dalla TOS, di cui leggiamo la testimonianza: “Mi chiamo Thinley Norbu, ho 11 anni. Sono arrivato in Nepal dopo un lungo viaggio, ho camminato per 7 giorni in mezzo alla neve. Faceva molto freddo e ho avuto paura”. Ora Thinley ha 26 anni, ha avuto educazione, cure e affetto, ha un lavoro e una vita serena.

“Se i bambini sono tolti dalla strada, hanno affetto e una buona educazione” ha ricordato Lama Tashi, “una volta cresciuti avranno solidi principi e faranno agli altri lo stesso bene che è stato fatto a loro, contribuendo con azioni concrete alla creazione di un mondo migliore”.

LA COMPASSIONE IN RISPOSTA ALL’AGGRESSIONE

Ma quest’opera non è un fatto di solidarietà nazionale o di rivendicazione dei diritti di un popolo, niente di tutto ciò. “É semplicemente l’aiuto di uomini e donne ad altri uomini e donne, nessun orgoglio nazionale. Sono certo che la preservazione della cultura del Tibet, una tradizione basata sulla pace e la non-violenza, è un patrimonio di cui il mondo attuale ha estremo bisogno”

Un articolo della costituzione tibetana promulgata nel 7mo secolo affermava la centralità del principio della non-violenza. Dalle parole ai fatti: Lama Tashi, come i tibetano cresciuti alla luce della loro educazione, non odiano i cinesi e non hanno nei loro confronti nessun desiderio di rivalsa. “Noi, incluso S.S: il Dalai Lama, da sempre cerchiamo di dialogare con i cinesi, e questa apertura al dialogo costruttivo continuerà sempre”.

ESSERE TESTIMONI E SOSTENITORI DELLA TASHI ORPHAN SCHOOL

Numerosi italiani sono oggi testimoni di questa opera di Gyen Rinpoche Lama Tashi, infatti ogni anno viene proposto dall’Associazione Culturale Tibetana il tradizionale Viaggio Spirituale, una serie di tappe nei luoghi sacri del Buddhismo in Nepal che ha come stazione di base proprio la Tashi Orphan School a Kathmandu, struttura che oggi è anche dotata di una foresteria per gli ospiti.

2019-10-02T14:51:11+02:00