Per chi ha avuto il bene di incontrare Lama Tashi nelle varie sedi dove lui generosamente ci dona i suoi insegnamenti e rincontrarlo nella sua Casa modenese può sembrare quasi una abitudine. Invece NO! Questo incontro era il primo dopo il viaggio spirituale dell’estate scorsa
nel quale ci rincontravamo con i compagni. Le emozioni sono tra le cose che più differenziano gli esseri umani. Siamo fatti di emozioni. Ma ciascuno di noi a modo suo varcando quella soglia, dove avremmo rincontrato volti e anime con le quali avevamo condiviso una esperienza straordinaria, nutriva quella trepidazione.
L’abito non fa il monaco, anche se vedere Tashi nei suoi vestiti rituali è sempre una esperienza di bellezza, ma noi ci saremmo rivisti diversi, con i nostri orpelli quotidiani? Quel vissuto a Katmandu, quel cordone umano che avevamo ricamato sotto la protezione di questo uomo straordinario, rigoroso ed empatico, sorridente e concentrato, lo avremmo ritrovato intatto? Molto di più. Crediamo che questo sia il nucleo del percorso che stiamo facendo, ogni nuova stazione che attraversiamo con lui accanto come guida, ogni occasione, ci conferma che la crescita continua.
Vederci, con un desiderio profondo di riconoscerci, è accaduto con naturalezza, in un clima gioioso, quasi fanciullesco. I buoni cibi condivisi, i mantra semplici ed immediatamente efficaci, la nostra voglia di fotografarci come a fermare il momento, tutto questo e molto altro sono stati comune brano ulteriore di conoscenza e approfondimento interiore. Abbiamo incontrato la moglie e i figli di Lama Tashi e Stefano e Romina hanno portato i bellissimi calendari per il prossimo anno. Sfogliati da tutti noi con tenera allegria ci siamo impegnati a diffonderli per continuare a versare gocce necessarie al sostegno della Tashi Orphan School.
Katia, si è riposizionata con la sua consueta grazia a fianco del nostro Maestro per aggiornarci con precisione trasparente delle spese e dei lavori fatti in questi mesi. Eravamo stupiti della mole di azioni portate a buon fine (i pavimenti delle camere, i bagni, le divise e ancora altre cose necessarie). Noi occidentali usiamo spesso terminologie aggressive. Diremmo che questa è una macchina da guerra. Diciamo invece che è una macchina di pace, che procede col suo ritmo costante e musicale, senza disperdere energie. Questo fa un genitore con i figli. Non smette mai, non dorme forse nemmeno, ma nutre costantemente il corpo e l’anima dei suoi bambini, con naturale impegno ed energia.
Passa la paura a camminare vicini, a sapere che esiste una possibilità per tutti di costruirsi un cammino. Senza perderci.
Buone giornate a tutti.